Il tumore al seno, carcinoma mammario, è una malattia in cui le cellule della ghiandola mammaria crescono e si moltiplicano in modo anomalo. La cellula si divide in modo incontrollabile e può formare un tumore. Una donna potrebbe essere in grado di sentirlo come un nodulo sotto la pelle, o potrebbe non palparlo finché non viene trovato con una ecografia, una mammografia o durante una visita senologica.
La maggior parte dei noduli al seno sono benigni, non possono diffondersi e non sono pericolosi per la vita. Il tumore maligno invece, se non trattato adeguatamente ed in tempo, può invadere i tessuti circostanti e diffondersi in altre parti del corpo formando metastasi.
Quali sono i sintomi del tumore a seno?
Molti tumori al seno vengono scoperti attraverso esami di routine come la mammografia o una ecografia mammaria anche quando una donna non ha altri segni di malattia. Tuttavia, attraverso l’autopalpazione, è possibile riscontrare sintomi che potrebbero essere sospetti e che non devono essere trascurati.
Bisogna rivolgersi al medico in una di queste condizioni:
-In presenza di un nodulo mammario, sul seno, vicino al seno o sotto il braccio, in ascella.
-Gonfiore o restringimento inspiegabile della mammella, in particolare su un solo lato.
-Riscontro di fossette o increspature della pelle a livello mammario.
-Secrezione di siero scuro o di sangue dal capezzolo che si verifica senza spremere il capezzolo.
-Cambiamenti della pelle della mammella, come arrossamento, desquamazione, ispessimento o pelle a buccia di un’arancia.
-Un capezzolo che diventa infossato (invertito), rosso, spesso o squamoso.
Chi può sviluppare il tumore al seno?
Il rischio di cancro al seno aumenta con l’avanzare dell’età. Circa l’80% dei tumori al seno si riscontra nelle donne di età superiore ai 50 anni, molte delle quali non hanno altri fattori di rischio noti per la malattia.
Sebbene vi sia due o tre volte più probabilità di contrarre il cancro al seno se si ha una forte storia familiare della malattia, solo il 5-10% dei tumori al seno sono ereditati, il che significa che sono collegati a mutazioni genetiche trasmesse nelle famiglie, come le mutazioni del gene BRCA1 e BRCA e PALB2. Diversi altri fattori di rischio possono aumentare leggermente la possibilità di contrarre il cancro al seno.
Con quale frequenza bisogna essere sottoposti a screening per il tumore al seno?
Le linee guida per lo screening sviluppate dai ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) raccomandano un esame clinico annuale del seno da parte di un operatore sanitario a partire dall’età di 25 anni e una mammografia annuale a partire dall’età di 40 anni per le donne a rischio medio senza sintomi.
Una visita senologica può servire per stabilire se si ha bisogno di uno screening precoce o più frequente o di esami aggiuntivi in caso di rischio superiore alla media.
In linea generale, in caso di aumento del rischio, visite ed esami possono essere raccomandati anche dall’età di 25 anni.
Il rischio di tumore al seno aumenta a causa di uno dei seguenti fattori:
-Una storia familiare di tumore al seno o all’ovaio, in particolare in parenti stretti come madre o sorella, o in diversi membri della famiglia.
-iperplasia atipica (neoplasia intraepiteliale dei dotti, DIN1b) che rappresenta una malattia benigna della mammella ma che espone ad un rischio aumentato di sviluppare un tumore al seno.
-Carcinoma lobulare in situ (LCIS, LIN) costituito da cellule anormale nel lobulo che possono degenerare nel tempo in carcinoma infiltrante.
-trattamento con con pregressa radioterpia a mantellina (una terapia usata per la malattia di Hodgkin e alcune altre condizioni mediche) prima dei 32 anni
-Mutazioni del gene BRCA1, BRCA2 o PALB2 e altri fattori di rischio
Come viene diagnosticato il tumore al seno?
Gli esami necessari per diagnosticare un tumore al seno sono la mammografia, l’ecografia mammaria e la risonanza magnetica della mammella.
La mammografia serve per valutare se ci sono degli addensamenti ghiandolari, delle distorsioni ghiandolari, delle microcalcificazioni o noduli solidi sospetti.
L’ecografia mammaria bilaterale serve per diagnosticare i noduli solidi, le cisti mammarie, i noduli a margini sfumati, noduli a margini polilobati, noduli a margini netti, noduli benigni e distinguerli da un carcinoma della mammella. L’ecografia mammaria serve per valutare anche i linfonodi ascellari, posizionati nell’ascella, per diagnosticare linfonodi reattivi o con corticale ispessita e ilo poco visibile, metastatici,
La risonanza magnetica nucleare con mezzo di contrasto (RMN) è considerata un esame di secondo livello, di approfondimento. Viene prescritta su indicazione del senologo (chirurgo senologo), per approfondire la mammografia e l’ecografia mammaria bilaterale. È molto utile per valutare se il carcinoma mammario è multicentrico, bilaterale ed in caso di particolari tipi di tumori mammario o in particolari casi di mutazione genetica BRCA 1, BRCA2 o PALP2 per una sorveglianza periodica.
Dopo gli esami radiologici, su indicazione dello specialista senologo, possono essere eseguiti l’ago aspirato mammario che preleva le cellule per un esame citologico e l’ago biopsia mammaria che preleva parti di tessuto per l’esame istologico. L’ago aspirato mammario e l’ago biopsia mammaria non provocano una disseminazione del tumore nei tessuti circostanti o a distanza.
In ultimo, ma non meno importante, esiste anche l’agobiopsia vacuum assisted sotto guida mammografica (stereotassica) o sotto guida ecografica che servono per aspirare parte del tessuto per eseguire contemporaneamente un esame istologico e rimuovere parte della lesione o parte delle microcalcificazioni. Questi esami sono utilissimi e nella maggioranza dei casi evitano che venga eseguito un intervento chirurgico inutile.
Tutti questi esami vengono prescritti durante la visita dal chirurgo senologo.
Quali sono i tipi di tumore al seno?
Ci sono molti tipi di cancro al seno. La maggior parte dei tumori si formano nei dotti mammari e costituiscono il carcinoma duttale. Altri tumori originano nei lobuli mammari e costituiscono il carcinoma lobulare. Raramente, il cancro può iniziare nel tessuto connettivo del seno, un tipo noto come sarcoma, o nella pelle del capezzolo, che è chiamato morbo di Paget (o malattia di Paget del capezzolo)
I campioni di tumore vengono analizzati in laboratorio da patologi che determinano se i tumori sono sensibili agli ormoni estrogeni e progesterone, che possono alimentare il cancro al seno. Alcuni geni e le proteine che creano influenzano anche la crescita delle cellule tumorali. Uno di questi è HER2/neu. In alcuni casi, la proteina HER2 va fuori controllo e aiuta i tumori a crescere. Questa proteina HER2 però, quando presente, è un ottimo bersaglio per alcuni farmaci, anticorpi monoclonali, che rappresentano una opzione terapeutica mirata per una terapia personalizzata, altamente specifica.
Le caratteristiche biologiche di un carcinoma mammario che si evidenziano con l’esame istologico sono fondamentali per capire quali terapie farmacologiche possono essere utili per curare il tumore localmente, a livello della mammella, a livello dei linfonodi dell’ascella e a livello di tutto il corpo. Sulla base delle caratteristiche biologiche si decide la terapia precauzionale a breve o a lungo termine da intraprendere in caso di diagnosi di carcinoma infiltrante della mammella. La decisione terapeutica risulta essere altamente specifica, personalizzata e ritagliata il più possibile sulle caratteristiche del tumore e della persona.
Cosa bisogna fare quando si ha un nodulo palpabile, un sintomo o un sospetto di tumore al seno all’ecografia o mammografia?
In caso di sospetto rivolgersi subito al proprio medico di famiglia oppure prenotare direttamente una visita dal chirurgo senologo.
In caso di diagnosi di tumore al seno, il chirurgo senologo discuterà le opzioni di trattamento, le possibilità di cura, di guarigione, illustrando tutte le opzioni terapeutiche chirurgiche, farmacologiche o di radioterapia possibili.
Per fare una scelta informata, è importante chiedere informazioni sui pro e i contro di ciascuna opzione, sui potenziali effetti collaterali e sull’efficacia dei trattamenti. Esistono diversi modi per trattare il carcinoma mammario, a seconda del tipo e dello stadio e della singola persona.
Quali sono i trattamenti possibili del carcinoma mammario?
L’intervento chirurgico è una delle prime opzioni terapeutiche. L’intervento chirurgico può essere di tipo conservativo, come la quadrantectomia (rimozione del tumore e un piccolo bordo di tessuto attorno ad esso), in associazione alla chirurgia plastica ricostruttiva per ridurre al minimo l’impatto estetico e cosmetico.
In caso di tumore al seno più esteso, in caso di microcalcificazioni estese, di carcinoma multicentrico, di carcinoma multifocale o di mammella di piccola taglia, la mastectomia con risparmio del complesso areola capezzolo (mastectomia nipple-sparing) o la mastectomia mini-invasiva robotica e ricostruzione immediata con protesi sono opzioni valide per eliminare il rischio di una nuova malattia futura. Ancora oggi in alcuni casi vi è la necessità di eseguire una mastectomia totale (rimozione anche del complesso areola capezzolo) per neoplasie più estese.
Una opzione terapeutica molto importante è rappresentata dalla radioterapia, utilizzando raggi ad alta energia (come i raggi X) per distruggere le cellule tumorali. Questa viene prescritta nei casi di chirurgia conservativa della mammella e in casi di metastasi linfonodali.
La terapia farmacologica, che può essere eseguita prima o dolo l’intervento chirurgico, è costituita da 3 gruppi di farmaci: 1) La terapia ormonale che blocca l’azione degli estrogeni e altri ormoni che alimentano la crescita di alcuni tumori al seno. 2) Gli anticorpi monoclonali che sono farmaci “intelligenti” mirati su uno specifico bersaglio come le proteine HER2 coinvolte nello sviluppo, nella crescita e nella diffusione del tumore al seno, risparmiando le cellule normali.
Il moderno trattamento del tumore al seno sempre più comporta una combinazione di questi approcci.